domenica 11 dicembre 2011

Storie di bambini, giovani e donatori


Una mamma che ringrazia
la ragazza che ha ridato
la vita al figlio. Giovani che si
avvicinano al volontariato
e scoprono il grande valore
della solidarietà. Pensieri
e parole che nascono dal
cuore di chi ha fatto propria
la cultura della donazione.
Sono i fatti di straordinaria
quotidianità che, pagina
dopo pagina, scrivono
la vita di ADMO





Un angelo tutto per William

Attendevo presso la piccola finestra che dal corridoio del reparto trapianti si affaccia alle camere sterili. Attendevo il ritorno di Caterina
dopo l’espianto di midollo. Appena diciottenne, si era iscritta all’ADMO ed era stata convocata quasi subito per la donazione: era
infatti risultata compatibile con un bimbo inglese in attesa di trapianto da mesi.
Sorpresa, emozione, gioia. La ragazza era arrivata da un piccolo paese all’ospedale della grande città, ancora incredula per quello
che considerava un evento meraviglioso: avrebbe donato qualcosa di sé, per restituire la salute a una creatura.
Finalmente si aprì la porta della camera dove Caterina si sarebbe fermata per un giorno. L’andatura spedita, il sorriso sulle labbra
erano capaci di dire quello che le parole non avrebbero saputo! “Osservi gli occhi di un donatore - mi aveva detto, un giorno, un
medico - hanno una luce particolare”. Io, quel giorno, avevo davanti a me una persona particolare. “Sono felice” fece capire Caterina
portandosi la mano al cuore. Una felicità facile da conquistare, la sua, perché frutto dell’amore.
Un tipo di felicità che molti - troppi - non sanno e non vogliono incontrare. Eppure nelle sue mani l’uomo ha straordinarie e misteriose
possibilità di bene…
Annamaria Albertini

domenica 18 settembre 2011

Serata informativa sulla donazione e il trapianto di midollo, martedì 20 settembre · 20.30 - 23.00 Pozzuolo del Friuli (UD) - Sala dell'oratorio in via Mortegliano, 18 (vicino alla chiesa)


SERATA INFORMATIVA per conoscere e comprendere l'importanza del mondo che ruota attorno alla donazione e al trapianto di midollo.

con la partecipazione della Dott.sa Valeria MIOTTI
(responsabile del Laboratorio di Tipizzazione Tissutale del CIT presso Az.Osp.Univ.-S.M.M. di Udine)
e la collaborazione della Clinica EMATOLOGICA
(dell'Az.Osp.Univ.-S.M.M.M di Udine)

ESISTE UNA PERSONA DA QUALCHE PARTE A CUI SEI LEGATO PIU' CHE A OGNI ALTRA COSA.
QUALCUNO A CUI PUOI RESTITUIRE LA VITA CON UN SEMPLICE GESTO.
Ti aspettiamo !

venerdì 8 luglio 2011

11.000 nuovi donatori in un anno: si può fare!

Ogni giorno, in tutto il mondo, 45 persone si sottopongono alla donazione a favore di perfetti
sconosciuti e, nel nostro Paese, quotidianamente due pazienti vengono trapiantati grazie
a un volontario non consanguineo. Così il report sull’attività dell’IBMDR nel 2010 diventa
l’occasione per puntare all’obiettivo del 2011

di Nicoletta Sacchi,
direttore del Registro Nazionale Italiano Donatori di Midollo Osseo IBMDR




Com’è noto, il trapianto di cellule staminali
ematopoietiche (CSE) rappresenta da
decenni una comprovata terapia per un
ampio numero di malattie gravi o gravissime,
altrimenti non curabili. Dopo oltre trent’anni di
attività stiamo però assistendo a un fenomeno
particolare: mentre i trapianti allogenici - che
utilizzano un familiare come donatore di CSE
- sembrano essersi assestati su un numero
pressoché costante nel tempo, osserviamo un
continuo e tumultuoso incremento nel numero
di trapianti da non consanguineo.
Nel 2010 sono stati eseguiti in tutto il mondo
quasi 17.000 trapianti da non familiare (+ 9%
rispetto all’anno precedente) e in Italia registriamo
un incremento del 13%, con 740 trapianti
rispetto ai 656 del 2009. (grafico 1)
A che cosa è dovuto
l’incremento?
Se compariamo il numero di procedure trapiantologiche
eseguite in Italia, nell’ultimo quinquennio,
con donatori familiari e non, è chiaro
come i due valori, assai distanti nel 2005, siano
ormai quasi sovrapponibili. (grafico 2)
L’aumento è dovuto a diversi fattori: l’applicazione
di protocolli di trapianto sempre più evoluti,
lo studio della compatibilità HLA attraverso
la biologia molecolare, la conseguente applicazione
della procedura a soggetti prima non
ritenuti eleggibili al trattamento; nel 2010 sono
stati avviati alla ricerca oltre 400 soggetti con
età superiore ai 55-60 anni, pazienti che fino a
pochi anni fa sarebbero stati considerati troppo
‘vecchi’. Tale incremento, però, non potrebbe
esistere senza l’attore principale di tutto il processo:
il donatore.
Nel mondo possiamo ormai contare su oltre
17 milioni di donatori (ricordate? soltanto pochi
anni fa abbiamo festeggiato i dieci milioni
di iscritti….) e muri che sembravano invalicabili
stanno finalmente crollando: Registri con numeri
enormi di soggetti iscritti - come la Cina, il
Brasile e il Portogallo - che fino a ieri non mettevano
in condivisione il loro patrimonio, hanno
finalmente accettato di entrare a far parte della
rete mondiale. A fronte di una simile disponibilità
di volontari adulti, nonché di unità di sangue
cordonale donate con finalità solidaristica, oggi
la probabilità di trovare una sorgente di CSE
sufficientemente compatibile è, per i pazienti di
origine europea, superiore all’80%.

Il Registro Italiano
nello scenario mondiale
Nel 2009 avevamo segnalato un preoccupante
calo di utilizzo del donatore IBMDR, registrando
un numero sempre minore di volontari italiani
giunti al prelievo di CSE a favore di riceventi
sia italiani sia internazionali. Alla luce di
ciò, in sede di Consulta dei Registri Regionali
insieme con ADMO avevamo ravvisato la necessità
di rinvigorire l’attività di reclutamento e
di migliorare la gestione dei donatori già iscritti.
Anche il Centro Nazionale Sangue e il Centro
Nazionale Trapianti ci sono venuti in aiuto, promuovendo
l’Accordo Stato Regioni (ASR n. 57
del 29 aprile 2010) che prevede l’istituzione e il
riconoscimento dei poli di reclutamento, strutture
funzionali - spesso allocate presso i servizi
trasfusionali - che coadiuvano i Centri Donatori
in modo ancora più capillare sul territorio.
Inoltre, sempre in sede di Consulta, sono state
proposte e applicate nuove strategie di ottimizzazione
del Registro: da un lato è stato
deciso di tipizzare i nuovi iscritti in maniera
1

più esaustiva (HLA ABC in bassa risoluzione e
DRB1 in alta risoluzione); dall’altro si è deciso
di riqualificare i donatori che, iscritti parecchi
anni prima, presentano dati genetici troppo
grossolani (per questa ragione, non sono mai
stati selezionati nel passato e, probabilmente,
mai verranno richiamati in futuro…).

venerdì 24 giugno 2011

All’anonimo donatore che ridarà la vita a mio figlio

Ti immagino sul divano, mentre guardi la televisione, e squilla il tuo telefono. Ti vedo rispondere ed emozionarti perché ti hanno
comunicato che la vita di un bambino dipende da te. Sei un po’ preoccupato, annuisci, confermi le date per i vari esami e controlli
che dovrai fare. Appoggi la cornetta e ti rilassi sullo schienale guardando verso il soffitto. Non credi ancora che sia capitato
a te, proprio a te. Quella tipizzazione fatta anni fa per una storia che ti aveva toccato il cuore, il senso d’impotenza perché
allora non avevi potuto aiutare e, ora, uno sconosciuto che ha scelto te. Chiami il tuo posto di lavoro per organizzarti, informi
amici e parenti del gesto che stai per compiere e di come ti senti. Ti hanno detto che il tutto avverrà in fretta: il tuo gemello
aspetta da un po’. Lui ha saputo che ci sei, chissà chi è? Dov’è? Ma che importa, lui ha bisogno di te, forse tra qualche anno
potrai conoscerlo, chissà. Adesso dovrai riguardarti, stare attento a non ammalarti per non tardare ancora il tuo dono, perché
lui aspetta te. Di una cosa sono certa: sei un essere straordinario poiché hai fatto una scelta immensa e sei geneticamente
molto simile al mio Ale. E ti posso garantire che anche lui è eccezionale.
Grazie, anonimo donatore, per la vita che ridarai a mio figlio.
Emanuela Imprescia

sabato 23 aprile 2011

All’improvviso la coscienza

A 29 anni la diagnosi: leucemia. Poi la paura, la ricerca di un donatore
compatibile, il trapianto. E oggi, un ragazzo felice che ha ritrovato se
stesso e l’amore.

Avevo 29 anni nel settembre del 2004,
quando iniziò quel mio calvario che aveva
un nome ben preciso: leucemia. Capii subito
che si trattava di una malattia alla quale bisognava
dare del ‘lei’, perché la malattia ti cambia
la vita, ti coinvolge completamente. Ti mette alla
prova in tutto e per tutto, dal fisico alla mente. La
battaglia psicologica è talvolta la peggiore, perché
non è semplice ritrovarsi – da un giorno all’altro
– privati di tutto ciò che eravamo prima, umiliati
nel fisico, sconvolti nella mente. E per la prima
volta, nella vita, mi trovai faccia a faccia con la
morte. Non è una banalità affermare che è proprio
in quei momenti che si capisce quanto fosse importante,
prima, anche la più scontata delle cose,
anche il semplice poter decidere che cosa fare
il giorno dopo. I fatti tristi, quelli che succedono
ogni giorno, le disgrazie, le malattie che uccidono
persone e distruggono famiglie non sono accadimenti
che riguardano soltanto gli altri: più spesso
di quanto s’immagini capita proprio a noi, oppure
a una persona alla quale vogliamo bene.
Quando mi ricoverarono stavo molto male, avvertivo
che c’era qualcosa che mi stava distruggendo,
ma ancora non sapevo da quale male fossi
affetto. Mi sistemarono in ematologia. Che cos’era
quel luogo? Dov’ero finito? Cosa stava succedendo?
Tanta confusione, la mia incapacità di
comprendere e, poi, la sentenza... Il viceprimario,
che non riuscivo a guardare negli occhi, una dopo
l’altra scandiva parole del tipo “il suo midollo non
funziona più… la sua ‘fabbrica del sangue’ è malata…
è come se fosse impazzita…”. Stava parlando
proprio di me? Realizzai d’avere un tumore
e tradussi le parole del medico sotto lo sguardo
impietrito di mio padre, che a pochi metri da me
aveva sentito tutto.
Tumore? Dall’alto della mia ignoranza, immaginai
uno stuolo di persone pronte a infierire su di me
attraverso un accanimento terapeutico che non
avrebbe portato ad alcun esito positivo. Non si
guarisce da un tumore! Mai, o quasi mai… Era
questo che credevo, perché questo avevo riscontrato
nelle persone malate. Una abitava vicino a
me: ricordo il suo pallore, la bandana per nascondere
la testa pelata, i problematici effetti delle terapie
e alla fine... la fine.
C’è un tempo per ogni cosa…
In reparto, però, mi fecero ben presto cambiare
idea: scoprii che, in realtà, si poteva guarire. Valeva
la pena provarci, dunque, non solo per me
stesso ma anche – e soprattutto – per la mia famiglia
e per le persone che mi avrebbero sempre
voluto bene. Fu questo pensiero a darmi una forza
incredibile, una forza che nemmeno immaginavo
d’avere. Per me si era aperto un nuovo mondo,
popolato di gente capace di offrire umanità e affetto.
E così la malattia che tanto mi aveva tolto,
tanto mi stava comunque dando.
È attraverso questo percorso che ho imparato a
conoscere meglio me stesso, i miei limiti, a capire
e rispettare la malattia. Ho capito di poter sempre
contare sulla mia famiglia: certo, questo l’avevo
sempre saputo, ma non credevo potesse arrivare
a tanto. Ho ricevuto dimostrazioni d’affetto da parte
di molte persone, amici e non solo. Ho toccato
con mano la sofferenza e, adesso, capisco meglio
l’altra faccia del quotidiano, che non contempla
egoismo, odio, razzismo, smania di successo…
ma, al contrario, altruismo, generosità, solidarietà,
stima reciproca.
Durante le degenze ho conosciuto persone stupende,
a cominciare dai compagni di stanza.
Ognuno diverso, ognuno con una vita da raccontare.
Persone con le quali ho condiviso ansie, paure,
sofferenze, ma dalle quali ho anche acquisito
importanti lezioni di vita, coraggio, tenacia, forza
di volontà. Voglia di vivere sempre e comunque.
Diversi di loro non ci sono più, ma con quanto
coraggio hanno affrontato persino l’ultimo dei loro
giorni! Un coraggio che, però, molte volte da solo
non basta. Già, il tempo mi ha insegnato che i fattori
principali per farcela sono tre: la fortuna, l’età
e la volontà. In ordine d’importanza. E quando
viene a mancare uno dei tre, tutto si complica.
… e un solo donatore per ognuno
Mi ritengo fortunato. Fortunato perché sono giovane
e, di conseguenza, forte. Ma fortunato soprattutto
perché, in tempi brevissimi, ho trovato
un donatore di midollo osseo compatibile che mi
ha permesso di rispettare le scadenze terapeutiche
e di non infierire troppo sul mio corpo, già
stanco e provato. Purtroppo, però, ci sono persone
che non hanno avuto la mia stessa fortuna.
In particolare, non potrò mai dimenticare Pierrot,
25 anni, un ragazzo come me, anzi più giovane
di me, con il quale ho condiviso per un periodo
stanza e pensieri. Il donatore per lui è stato trovato
quando ormai era troppo tardi, quando il suo
corpo non aveva più la forza di reagire.
Ognuno di noi dovrebbe impegnarsi perché per
nessun’altro, per tanti altri ragazzi come Pierrot,
non fosse mai troppo tardi. Non fosse la fine. E se
io potessi ancora farlo, sarei entusiasta all’idea di
avere la possibilità di salvare una vita. Un medico,
un giorno, mi disse: “È straordinario pensare
che, magari dall’altra parte del mondo, ognuno di
noi ha un solo e unico fratello, del quale ignora
l’esistenza”.
Io, oggi, sono in pace con me stesso come probabilmente
non lo sono mai stato. Sì, forse sono
ancora un po’ scassato, ma felice. Ho trovato anche
l’amore e, malgrado tutto, la vita mi sorride. Se
sono ritornato a stare bene lo devo a chi mi ha curato,
a chi mi ha sostenuto, a chi mi è stato vicino
e ha sofferto con me. Ma lo devo principalmente al
gesto di una persona che nemmeno conosco.
Claudio Tait

venerdì 25 marzo 2011

UNO SLOGAN PER LA VITA

La sezione ADMO di Reana del Rojale (in
provincia di Udine), da cinque anni organizza
incontri informativi presso la locale
scuola con i ragazzi della terza media, tenuti
da un medico della clinica di ematologia
dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria
Santa Maria della Misericordia di Udine.
Da tre anni viene inoltre bandito un concorso,
sempre rivolto ai ragazzi della terza media, per la realizzazione di un disegno
- accompagnato da slogan – sul tema della
donazione: il disegno vincitore viene poi
stampato sulle t-shirt, regalate agli stessi
ragazzi. E lo slogan diventa il fi lo conduttore
dei calendari da tavolo che, ogni anno, vengono
distribuiti a tutte le 2.200 famiglie del
comune. L’obiettivo di tali iniziative è portare
i ragazzi a capire quanto sia importante il
concetto del dono, per far sì che - raggiunta
la maggiore età - decidano di diventare potenziali

TRIESTEXPRESSO EXPO

Triestexpresso Expo il più importante avvenimento
fi eristico della città. Anche per l’edizione
2010, dal 28 al 30 ottobre, la Fiera di
Trieste ha concesso gratuitamente a ADMO
la disponibilità di uno spazio, in cui è stato
allestito un punto informativo. Per i visitatori,
materiale illustrativo, gadget e anche piantine
di caffè arabica nana.
Un grazie va sicuramente rivolto al presidente
della Fiera di Trieste, Fulvio Bronzi, e
ai i suoi collaboratori per la disponibilità e la
sensibilità mostrata nell’accogliere l’iniziativa
di sensibilizzazione di ADMO.

CODROIPO IN FERMENTO

Domenica 3 ottobre a Codroipo, presso il
Campo Sportivo Comunale, alcuni donatori
si sono ritrovati per partecipare alla ‘Marcia
dei due parchi’, prima edizione di un’interessante
iniziativa podistica non competitiva
organizzata da vari Enti della città di
Codroipo. La giornata ha ottenuto un tale
successo che i donatori presenti hanno
deciso di creare una sezione ADMO a Codroipo,
città tutt’ora priva di soci attivi: molti
dei simpatizzanti accorsi all’evento hanno
già dato la propria disponibilità a sottoporsi
alla tipizzazione. A testimonianza della giornata,
il gruppo ADMO si è stretto attorno
all’insegna dell’Associazione per una storica
foto. La futura sezione di Codroipo ha
già programmato la partecipazione ad altri
eventi sportivi del genere, per avvicinare i
giovani all’ADMO e per riunire amici vecchi
e nuovi.
Claudio Damiani ed Erick Di Natale

sabato 26 febbraio 2011

Terapie con le staminali

Terapie con le staminali ancora bloccate al Burlo di Trieste - Appello al Presidente Napolitano, la vita di Daniele non può aspettare

Dall'inizio del 2010 il piccolo Daniele Tortorelli, affetto da malattia di Niemann Pick, è in attesa del trapianto di cellule staminali mesenchimali. La terapia, che dovrebbe essere effettuata dal dott. Marino Andolina di Trieste con la metodologia della Stamina Foundation del prof. Davide Vannoni, rappresenta l'unica speranza della sua giovane vita.

Seguendo l'iter stabilito dal decreto Turco-Fazio, che regola l'uso terapeutico delle cellule staminali in Italia, il caso del piccolo Daniele è già passato al vaglio del Comitato di Bioetica dell'istituto Burlo di Trieste. Malgrado il Comitato bioetico abbia dato già nel gennaio scorso parere favorevole (ribadito poi ai primi di marzo come testimoniato dal verbale pubblicato su questo sito nel precedente articolo), tutt'oggi la direzione del Burlo non ha dato il via libera alla terapia.

In preda alla disperazione la mamma di Daniele, Anna Tortorelli, ha deciso di appellarsi al Ministero della Salute e al Presidente della Reppublica.
Un estremo tentativo per ribadire il diritto alla cura con le staminali, nel rispetto delle norme legislative.

Con il consenso della famiglia Tortorelli, il Comitato per la Medicina rigenerativa ha deciso di pubblicare sul blog la lettera indirizzata al Quirinale.
La battaglia che stanno combattendo il piccolo Daniele e la sua famiglia non è soltanto in sintonia perfetta con gli obiettivi di questo Comitato ma rappresenta un caso importante su cui ogni cittadino italiano dovrebbe sentirsi in diritto e in dovere di riflettere.

Ecco la lettera:


Spett.On.Eugenia Maria Roccella - Sottosegretario di Stato del Governo

Spett. On. Giorgio Napolitano - Presidente della Repubblica Italiana


Oggetto: Ricorso Urgente per autorizzare l’Ospedale IRCCS “Burlo Garofolo di Trieste a curare il piccolo Daniele di anni 3 malato di Niemann-Pick -tipo A (malattia rara)


La sottoscritta Tortorelli Anna nata a Matera, madre di Daniele Tortorelli , bambino malato di malattia rara Niemann-Pick tipo A ricorre alla Sua onorevolissima persona per intervenire al più presto contro il rifiuto dell'IRCCS Burlo Garofolo a curare suo figlio con cellule staminali.


Le espongo in breve i fatti:
Daniele, affetto da malattia di Niemann Pick è stato sottoposto a trapianto di midollo osseo, presso il Burlo Garofolo di Trieste dal dott. Marino Andolina nella speranza di migliorare la sua situazione clinica. Dopo alcuni mesi dal trapianto il bambino era peggiorato fino ad arrivare ad un condizione pressoché "terminale". A quel punto abbiamo accettato il consiglio della Fondazione Niemann Pick e abbiamo portato il bambino all’estero dove è stato trattato con cellule staminali "adulte" (mesenchimali) prelevate al padre, già donatore del midollo. Dopo poche settimane le sue condizioni miglioravano tanto che le dimensioni di fegato e milza erano più che dimezzate, e il numero delle piastrine era passato da 20.000 a 100.000. Nell'anno che seguiva, il dott. Andolina dell’IRCCS di Trieste, consapevole che l'attività della clinica estera era stata sospesa, ci proponeva di continuare il trattamento presso il Burlo Garofolo. A tal fine in collaborazione con la Fondazione Stamina, le cellule criopreservate del padre venivano trasferite presso il laboratorio di Criobiologia del Burlo. All'inizio del 2010 comparendo segni di recidiva della malattia, il dott. Andolina sollecitava la sua Direzione Generale e il Comitato di Bioetica del Burlo ad autorizzarlo a praticare tale terapia, secondo le norme del DM Turco-Fazio. Tale decreto permette di trattare con procedura d'urgenza pazienti in pericolo di vita o di aggravamento delle loro condizioni con cellule staminali, qualora esista un parere del Comitato di Bioetica, un consenso informato dei familiari e un'autocertificazione del Direttore Generale secondo la quale il laboratorio in cui vengono coltivate tali cellule opera con la sua approvazione e che il suo responsabile abbia più di due anni di esperienza del campo. Per quanto il Comitato di Bioetica abbia dato già nel gennaio scorso un parere favorevole, lamentando i ritardi della Direzione Generale, questa ha opposto un parere contrario dichiarando che il laboratorio non avrebbe avuto l'esperienza di almeno due anni. Nulla è servito al dott. Andolina l'aver dimostrato un'esperienza di più di vent'anni con una pubblicazione del 1987 sulla rivista "Transplantation" in cui risulta essere stato il primo al mondo ad aver guarito un paziente con malattia genetica con cellule staminali adulte.

Se è stato correttamente letto ed interpretato il DM Turco- Fazio dimostrerebbe che una terapia con staminali non sia solo "permessa" al Burlo" ma addirittura "obbligatoria" a scanso di conseguenze penali per il reato di omissione di soccorso.


Oggi mio figlio Daniele è in immediato pericolo di vita, è spesso trattato con ossigenoterapia, e disperiamo che possa sopravvivere ad una prossima crisi respiratoria.


Nel timore che il Burlo Garofolo ritardi ulteriormente a provvedere a curare nostro figlio, pur mantenedo la completa fiducia nei suoi medici, chiediamo alla S.V.Ill.ma un intervento URGENTISSIMO che imponga alla direzione dell’ospedale di riprendere la espansione in vitro delle cellule congelate del padre e quindi l'infusione delle stesse a Daniele, prima che sia troppo tardi considerando che avrebbe già ripreso la cura nei primi giorni del 2010.


Nella speranza che la presente venga accolta con sollecitudine e tempestività si rimette nelle Vs/mani la speranza di far continuare a vivere questo bambino così come eravamo partiti nel vederlo migliorato dopo le infusioni di cellule, anche dal lato umorale e con un certo risveglio,anche se molto lieve, motorio degli arti.
Grazie.


Matera 14.05.2010 Anna Tortorelli

venerdì 25 febbraio 2011

IL LABORATORIO DI TIPIZZAZIONE INFORMA

A seguito dell’accordo Stato-Regioni dell’aprile 2010, le tipizzazioni HLA dei donatori di midollo osseo dovranno essere sempre effettuate
in biologia molecolare ad alta risoluzione. Per ottemperare a tale disposizione e allo scopo di riqualifi care il Registro nazionale,
l’istituto di genetica di Torino ha individuato 700 fenotipi della provincia di Padova ritenuti geneticamente poco frequenti nella popolazione,
i cui dati saranno aggiornati in seguito a nuovi accertamenti in biologia molecolare e studiati proprio perché importanti per i pazienti
in attesa di trapianto, che non riescono a trovare il donatore compatibile per le particolari caratteristiche HLA
In questa fase è stata attivata la collaborazione fra il Laboratorio di Tipizzazione HLA dell’U.O. Immunotrasfusionale dell’Azienda
ospedaliera di Padova e la locale sezione ADMO: i 700 donatori individuati sono già stati contattati dall’Associazione, che ha inviato
loro una lettera concordata con gli operatori sanitari, per invitarli a fi ssare un appuntamento per il nuovo esame. Non è stato sempre
facile reperire tutti i donatori selezionati, ma l’importanza dell’obiettivo ha dato slancio alla ricerca. A oggi 55 donatori hanno effettuato
gli esami richiesti.
Loredana Drago